23 gennaio 2011
OOOOOOOOOOOOOOOOH ! ! ! ! !
DUBLINO ! !
e della buona musica
15 gennaio 2011
I Gatti Innamorati
C’era una volta un gattone di grande bellezza, un gatto veramente stupendo, dalla pelliccia soffice lucida come la seta e dagli occhi saggi d’un bel verde profondo che riuscivano a vedere anche al buio. Si chiamava Gon ed abitava insieme ad un musicista che lo amava teneramente e che non si sarebbe diviso da lui per nessuna cosa al mondo.
Vicino a loro abitava una dama di bell’aspetto che aveva una graziosa gattina di nome Koma. Era una gattina deliziosa che sapeva batter le ciglia incantevolmente, mangiava il pesce con educazione e dopo aver bevuto il latte si leccava perbenino il nasetto con la lingua rosata. La dama che la teneva presso di sé non si stancava mai di ripeterle:
- Koma, Koma, che cosa farei se tu non ci fossi …?
Un giorno capitò che questi due gatti se ne andassero a fare una passeggiata e s’incontrassero sotto un ciliegio in fiore. In men meno che non si dica si innamorarono follemente l’uno dell’altra: ma le difficoltà che sorgevano ad ostacolarli erano numerose.
Prima di tutto, Gon andò dal musicista e lo supplicò di comprare Koma dalla sua padrona, ma fu tempo perso. Allora Koma pregò la dama di comprare Gon, ma il musicista non lo volle vendere assolutamente.
Così si amarono a distanza per un po’ di tempo, finchè la situazione non apparve loro insostenibile e decisero di fuggire insieme. Scelsero per la partenza una bella notte di luna e se ne andarono coraggiosamente ad affrontare il mondo fianco a fianco e baffo a baffo. Camminarono per tutta la notte e per tutta la calda giornata seguente; finalmente giunsero in un bellissimo parco pieno d’ombra, di frescura e di alberi invitanti.
Sembrò loro di trovarsi in un vero e proprio paradiso. Ma in quel parco c’era un cagnaccio di enormi dimensioni, feroce quant’altri mai, il quale non aspettava altro che di assalirli.
Era un cane davvero rabbioso e con i denti aguzzi, e abbaiava in modo assordante. Koma si arrampicò sull’albero di ciliegio più vicino, mentre Gon restava indietro per difenderla, soffiando animosamente, con tutti i peli ritti sulla schiena.
Ma il cane era molto feroce e Gon non avrebbe trovato scampo se i miagolii di Koma non avessero fatto accorrere un servitore che fece tornare a cuccia l’orco, prese Gon tra le braccia e lo portò dalla padrona del parco: una principessa.
La povera Koma rimase sola e abbandonata sulla cima dell’albero di ciliegio, mentre Gon veniva portato via. La principessa lo trattò con molta gentilezza, perché il gatto le piacque moltissimo. Ma Gon era triste per la perdita di Koma.
Fu una fortuna ch’egli giungesse proprio in quei giorni, perché la principessa era perseguitata da un mago malvagio che si era innamorato di lei e cercava di conquistarla assumendo forme diverse. Un giorno la fanciulla sentì qualcosa arrampicarsi sulla fascia che portava avvolta intorno alla vita e s’accorse che era un serpente nero dagli occhi brillanti: il mago sotto un aspetto ancora diverso.
La principessa ne fu talmente spaventata che non seppe far altro che gridare disperatamente ricadendo sul divano, come se fosse stata stregata, mentre il serpente seguitava a strisciare su di lei. Gon udì il grido, vide il serpente, si acquattò e con un balzo gli fu addosso e lo uccise con un morso. Questa fu la fine del mago malvagio che infastidiva la principessa e se essa amava Gon già da prima, ora lo amò mille volte di più e non si stancava mai di accarezzarlo, di grattarlo sotto al mento e di dargli i migliori pezzettini di carne e di pesce.
Gon aveva tutto per essere perfettamente felice, ma l’ansia per la sorte di Koma lo tormentava di continuo ed egli non riusciva a dimenticarla. Un giorno, mentre si godeva il sole sul davanzale di una finestra del Palazzo d’Estate, guardò giù nel parco e vide un volgare gattaccio che infastidiva una gattina.
Gon, sempre pronto ad aiutare i deboli contro i forti, si gettò sul prepotente con i denti e con le unghie, lo fece rotolare nel fango e lo cacciò dal parco. Poi si volse per confortare la gattina e … che gioia ! La gattina era proprio Koma da tanto tempo smarrita.
Dapprima essa non lo riconobbe, tanto era diventato bello e forte, ma quand’egli miagolò, Koma gli corse incontro ed ambedue si stropicciarono il naso e fecero le fusa così forte che si poteva udirli ad un miglio di distanza.
Poi Gon la portò dalla principessa; ambedue sedettero di fronte a lei tenendosi per la zampa e le raccontarono la loro storia. La principessa pianse di commozione e gioia e promise a Gon e Koma che sarebbero vissuti per sempre nel suo palazzo.
Quando anche la principessa si sposò, il principe suo marito ringraziò i gatti che avevano salvato la sua sposa e che le erano stati tanto fedeli, giurando anche lui di tenerli sempre presso di sé. E vissero tutti e quattro felici e contenti.
Scritta da ALICE FONTANESI E SILVIA GUIDETTI
Nessun ostacolo ci scoraggia, al massimo ci ferma